Come rispondere alle richieste delle ASL territorialmente competenti sui dati dei pazienti della sanità privata?
proponiamo il quesito, pervenutoci da un nostro Associato circa la legittimità dei dati richiesti dalle ASL in relazione ai pazienti della sanità privata.
Infatti, sempre più spesso capita alle aziende private, che lavorano nell’ambito sanitario in convenzione con il pubblico, di ricevere richieste di dati dei propri pazienti proprio da parte delle ASL territorialmente competenti. Il più delle volte, tali richieste sono finalizzate a valutare gli importi e le spettanze da corrispondere all’azienda privata.
MA le richieste di dati, come chiede il nostro Associato, sono sempre legittime? I pazienti, i cui dati vengono trasferiti alla ASL, possono sentirsi lesi?
L’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali, richiamando lo schema redatto dalla Conferenza delle Regioni sul quale era stato espresso parere favorevole (Provvedimento del Garante del 26 luglio 2012 doc. web n. 1915390) secondo cui: “al fine di procedere alla corretta corresponsione delle competenze, le aziende sanitarie, in conformità ai principi di pertinenza e di indispensabilità dei dati sensibili (rectius, particolari n.d.r.) trattati rispetto alle finalità perseguite, possono legittimamente richiedere alle strutture convenzionate o accreditate con il S.S.N. esclusivamente i dati che si rivelino strettamente indispensabili per l’attività di controllo, limitando la richiesta di dati diagnostici (referti) al solo caso in cui emergano motivati e precisi elementi di criticità, tali da rendere necessario effettuare verifiche più approfondite sulla congruenza della prestazione”, ha precisato che, e rispondiamo al nostro Associato, il trattamento di dati personali oggetto del quesito deve ritenersi lecito solo se effettuato in conformità al quadro normativo vigente.
Anno 8, n° 7, 4 febbraio 2022
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